L’unica DOC abruzzese per i vini rosati è il Cerasuolo d’Abruzzo, un vino che nasce dalle uve Montepulciano e intorno al quale si sono sviluppati miti e credenze, molti dei quali da sfatare!
Il Cerasuolo d’Abruzzo, l’unica DOC abruzzese per i vini rosati, è nato dalle uve Montepulciano. Sì, hai letto bene: pur essendo un vino rosato, nasce da uve a bacca nera come il potente e forte Montepulciano. Questo è solo una delle questioni che moltissimi non conoscono e che, proprio per la scarsa conoscenza del prodotto, ha dato origine a vari falsi miti che in questo articolo ti aiutiamo a sfatare.
Già la lettura del disciplinare di produzione del Cerasuolo d’Abruzzo chiarisce molti dubbi e in questo articolo li affronteremo tutti in modo leggero e veloce. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Il Cerasuolo non è un mix di vino bianco e rosso!
Il vitigno alla base del Cerasuolo d’Abruzzo è il Montepulciano e, secondo il disciplinare, deve essere presente per almeno l’85%. Quindi il restante 15% può essere bianco e determinare il colore rosato del vino? Assolutamente no! Anche la restante parte delle uve deve essere a bacca nera.
E allora come si ottiene, da uve rosse, un vino rosato… anzi color cerasuolo?
Il segreto è tutto nel particolare metodo di vinificazione che è diverso da quello col quale si ottiene il vino rosso.
Si chiama proprio così: la vinificazione in bianco delle uve rosse, in questo caso Montepulciano d’Abruzzo. Com’è possibile? Sfatiamo un primo falso mito:
Proprio così, il colore del vino non viene dalla polpa del frutto! E ti basterà sbucciare un chicco d’uva per avere la certezza di quanto stiamo dicendo: sia nell’uva bianca che in quella nera, la polpa è di colore chiaro, di un bianco lattiginoso con striature che tendono al verdognolo. Esistono solo delle rare varietà di uva con la polpa colorata (e si chiamano, infatti, uve tintòrie) ma sono, per l’appunto, delle particolarità e non costituiscono la norma.
Il metodo di vinificazione del Cerasuolo d’Abruzzo: la vinificazione “in bianco” delle uve rosse
Partendo dunque dal fatto che anche le uve rosse, in realtà, hanno un frutto di colore chiaro è più facile immaginare come avviene la vinificazione in bianco.
Innanzitutto le uve vengono raccolte in un periodo anticipato rispetto alle uve Montepulciano d’Abruzzo destinate alla produzione del rosso per ottenere un mosto più fresco e meno carico di zuccheri (che darà quindi origine a un vino meno alcolico, generalmente intorno ai 12 gradi).
Il mosto viene lasciato fermentare con le sue vinacce, quindi con le bucce, solo per poche ore. È proprio dalle bucce che viene fuori il colore rosso che tinge il cerasuolo di un rosato più o meno carico, a seconda dello stile del produttore.
Quindi ecco sfatato anche il secondo falso mito sul cerasuolo d’Abruzzo!
Il cerasuolo d’Abruzzo, un vino prezioso e fine
In Italia la storia dei rosati è legata spesso a vini per il consumo domestico, quotidiano e a tutto pasto. Una specie di vino del contadino sempre un po’ in ombra tra i successi del Montepulciano d’Abruzzo (il Re incontrastato dei vini abruzzesi) e il Trebbiano d’Abruzzo. Un fattore culturale che ha influenzato, in qualche modo, anche la fortuna di questi vini sui mercati interni e su quelli internazionali.
Ma il Cerasuolo è un vino che può riservare enormi sorprese, se vinificato a dovere. Può infatti unire la delicatezza e la freschezza dei bianchi alla forza e potenza dei rossi pur non costituendo mai una via di mezzo tra l’uno e l’altro. Grazie all’esposizione favorevole della regione nella quale nasce, ha una notevole sapidità di base e questo consegna a questo vino una eccellente vocazione gastronomica e la capacità di piacere a molti, proprio per il suo sapore rotondo ma fresco.
Il Cerasuolo d’Abruzzo, riconosciuto come uno dei rosati più prestigiosi prodotti in Italia, ha acquisito nel 2010 la Denominazione di Origine Controllata. La parola “cerasuolo”, che nel dialetto locale suona come “cerasa”, che significa “ciliegia”, allude al colore del vino, generalmente di un rosa carico, tendente proprio alle nouances della ciliegia. Ma non solo: anche il profilo organolettico del tipico Cerasuolo d’Abruzzo, dovrebbe richiamare subito al naso questi frutti golosi e ricchi, che si possono ritrovare proprio nei sentori di un buon bicchiere di rosato abruzzese.
Dunque un vino tradizionale sì, ma oggi le cantine stanno sperimentando moltissimo al livello enologico per proporre, finalmente, dei vini dalla finezza maggiore, meno dolciastri, più equilibrati e strutturati e decisamente da provare.
Ecco dunque un altro falso mito da sfatare decisamente:
Lo stile del Cerasuolo d’Abruzzo di Jasci, tradizione ma tanta, tanta innovazione
Il Cerasuolo d’Abruzzo DOC di Jasci appoggia le sue solide basi sulla tradizione, e si vede subito, a partire dal colore del vino: decisamente carico, più che rosato, di un bel color ciliegia. Una notevole personalità che si esprime poi anche al primo esame olfattivo: il naso è gradevole e armonico e ci sono tutti i sentori e i profumi varietali di frutta e fiori che ci si aspetterebbe. Frutti rossi, quindi ciliegie, ma anche un’amarena leggera, che sembra però un po’ più dolce e si avvicina alla fragola e poi la violetta, un fiore che può sbocciare nel bicchiere.
La sorpresa vera arriva quando questo vino, infine, arriva in bocca: è un gusto sostenuto, lungo e soave. I tannini sono super delicati e sorprende il finale ammandorlato che rafforza l’acidità e lascia una bocca pulita e fresca, pronta al secondo sorso o a un altro boccone.
la riuscita di questo Cerasuolo ad un’attenta vinificazione in bianco a temperatura controllata di uve Montepulciano raccolte a mano.
Bianco o rosso?… Nel dubbio prendiamo un rosato!
Se hai fatto un salto sulla sedia leggendo questo titolo hai ragione, è una piccola provocazione per introdurre l’ultimo mito da sfatare sul Cerasuolo.
Purtroppo accade spesso che i rosati vengano relegati al ruolo di “via di mezzo” tra vino rosso e bianco, una sorte che è toccata anche al Cerasuolo d’Abruzzo per molti anni. Questa falsa credenza è figlia sicuramente della scarsa conoscenza di questi vini e dalle conclusioni affrettate che si possono trarre (sbagliando!) notando l’unico elemento visibile: il colore. Certo, indubbiamente al livello cromatico il colore rosa è il risultato dell’unione di rosso e bianco, ma dalla colorimetria al mondo del vino c’è un salto quantico.
Ecco quindi l’ultimo mito da sfatare, che si potrebbe estendere a tutti i magnifici rosati d’Italia:
Gustare un Cerasuolo d’Abruzzo Jasci a tavola
Niente più fake-news a tavola sul Cerasuolo, da oggi, mi raccomando!
Quando hai voglia di un ottimo Cerasuolo, ricorda che ci sono alcuni abbinamenti consigliati in modo particolare e che ti daranno modo di gustare appieno la comunione di cibo e vino.
Cerasuolo d’Abruzzo come aperitivo?
La risposta è sì! Il cerasuolo è un ottimo vino da aperitivo, consumato abbastanza freddo regge benissimo un tagliere di salumi e formaggi anche di media stagionatura o qualche tipico stuzzichino da cocktail.
Super come aperitivo sul mare con una proposta anche di crudi o freddi.
Cerasuolo d’Abruzzo con i primi piatti
Risotti, paste, anche condite a crudo con aglio, olio, peperoni freschi, sedano e prezzemolo (da provare), il cerasuolo accompagna magnificamente anche le zuppe di pesce come quelle tipiche abruzzesi che dovrebbero vedere sempre una buona bottiglia di cerasuolo come scelta preferenziale.
Cerasuolo d’Abruzzo con i secondi piatti
Pesce arrosto, alla griglia o anche in umido sono piatti molto apprezzati nella tradizione culinaria abruzzese della costa, dove peraltro hanno origine i vini di Jasci. Il profumo salino del mare che in questi vini viene conservato, si riapre quando incontra il pesce, riunendosi in un ambiente naturalmente perfetto. Il Cerasuolo può far compagnia in modo eccellente anche al pesce d’acqua dolce (ad esempio la trota, il persico o persino il delizioso gambero di fiume) e alle carni bianche come pollo, tacchino o coniglio.
Buon appetito!
Trasformiamo le nostre uve con amore e impegno, nel segno del BIO